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Assemblea dell'Anpi di Monza
Relazione della presidente Rosella Stucchi


assemblea
Loris Maconi, Rosella Stucchi, Armando Pioltelli, Egeo Mantovani, Zelindo Giannoni - foto MG Caramella

Il Consiglio Nazionale dell'Anpi, tenutosi a Cervia lo scorso novembre, ha espresso grande preoccupazione per la situazione del nostro Paese, per gli interventi massicci del governo su sicurezza, informazione, scuola e università, sanità, sul trattamento degli immigrati, sulla pubblica amministrazione in un modo che viola diritti riconosciuti dalla Costituzione nel quadro dell'eguaglianza di tutti gli esseri umani di fronte alla legge. Si condanna la scandalosa iniziativa delle leggi “ad personam” e l'atteggiamento conflittuale verso la Magistratura.
Tutto questo in un momento in cui la grave crisi finanziaria mondiale influisce sull'economia reale del Paese nei confronti dei lavoratori, dei pensionati e dei giovani.
L'attuale regime politico, basato su una illusoria semplificazione dei grandi e complessi problemi che incombono sulla vita del Paese, è del tutto estraneo al modello politico di democrazia partecipata voluto dalla Costituzione. Questo si legge nella relazione politica del Congresso.

Esattamente come un anno fa siamo ancora in attesa di una riforma elettorale, di una legge sul conflitto di interessi, della messa in sicurezza della Costituzione attraverso la modifica dell'articolo 138. Ma i sondaggi affermano che il gradimento del governo da parte dei cittadini avrebbe superato il 60%. Ed è soprattutto questo che ci preoccupa, questo impasto di populismo, indifferenza ai valori, incitamento al tornaconto personale (non proprio in linea con quel “libertà, eguaglianza, giustizia sociale” fondamento della nostra Costituzione).
E' vero che sono importanti e serie le affermazioni di Fini secondo cui i valori fondamentali dell'antifascismo riversati nella Costituzione devono essere i valori condivisi da tutti, anche da una destra che voglia guardare al futuro e fare i conti con il passato. Fini ha anche riconosciuto che non era la stessa cosa combattere dalla parte giusta e da quella sbagliata durante la Resistenza. Pensiamo che queste affermazioni siano il frutto di una approfondita riflessione e non legate alla contingenza politica, tanto da aver ricevuto molti apprezzamenti, tra i primi dai presidenti Ciampi e Scalfaro.
Ma temiamo che la riflessione di Fini sia un fatto molto personale con reazioni fredde quando non ostili nel suo stesso partito. “Azione Giovani” di Roma si è apertamente ribellata, per non parlare di “Cuore Nero” con i suoi manifesti: “Io ho il cuore nero, me ne frego e sputo in faccia al mondo intero”.
Ci sono poi i leghisti con pulsioni separatiste e xenofobe, e il partito berlusconiano come dicevamo beatamente indifferente ai valori fondativi della Repubblica. Berlusconi infatti ha detto”non ho tempo per queste cose, io penso a lavorare!” che è un segnale preciso alla società italiana. Fatevi gli affari vostri e non occupatevi di questioni cervellotiche, lasciate perdere i valori e pensate agli affari.
Cioè “qui non si fa politica”. Preoccupa che la nostra società accolga l'impostazione di Berlusconi con naturalezza e simpatia. Preoccupa la debolezza degli anticorpi democratici e progressisti di questa società dopo sessanta anni di democrazia. Qui parliamo di noi, della debolezza delle forze democratiche, del colpo della sconfitta elettorale lontano ancora dall'essere riassorbito.
Intanto siamo di fronte ad una manovra finanziaria depressiva con grave riduzione del potere d'acquisto. La risposta dell'esecutivo è la politica dei tagli allo stato sociale: tagli alla sanità, al welfare, alle infrastrutture, agli enti locali e alla scuola (8 miliardi di euro solo a questa), con un piano di smantellamento del settore pubblico a vantaggio di quello privato.

Mi hanno colpito queste parole scritte sessanta anni fa :”Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione. Non vuol fare la marcia su Roma, ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, a impoverirle. Lascia che si anemizzino, impoverisce i loro bilanci e comincia a favorire le scuole private, dando alle scuole private denaro pubblico”. Piero Calamandrei, 1950 – Non faccio commenti.

Ci preoccupano poi i frequenti episodi di violenza neo-fascista (ne sono una prova i simboli) e di razzismo. Il razzismo è in crescita anche tra i più giovani che assorbono la diffidenza dei genitori. L'Anpi è come sempre in prima linea nel combattere questa cultura con l'impegno di contribuire all'unità di tutte le forze democratiche e progressiste, in cui ciascuna abbandoni i propri distinguo, le proprie ideologie, la ricerca di visibilità politica per dare risposte concrete ai bisogni della gente. Dacia Maraini ci dice che anche chi lotta contro la mafia può prendere esempio dalla Resistenza. Il 7 dicembre scorso a Cinisi si è svolto un incontro tra il Centro di documentazione Giuseppe Impastato, i Comuni di Marzabotto e di S.Anna di Stazzema, l'Anpi di Anzola dell'Emilia. Luoghi e tempi diversi ma animati dagli stessi ideali e sconvolti dalla violenza di un potere spietato. E il richiamo ai sistemi della Resistenza partigiana, che significa legami con il territorio e solidarietà sociale, può costituire la base di una nuova e importante opposizione alla mafia.

L'Anpi è sempre in prima linea poi contro il revisionismo, quella strisciante, crescente, aberrante falsificazione della storia patria che si sta diffondendo sempre più e divenendo, in nome di una falsa imparzialità, una vera riabilitazione se non celebrazione del fascismo. Già qualche anno fa una proposta di legge voleva equiparare giuridicamente partigiani e militari di Salò ma, di fronte ad una sollevazione generale, non è stata presentata. Ora un'altra proposta vorrebbe, attraverso la creazione di un “ordine del tricolore”, premiare tutti i combattenti della seconda guerra mondiale, saloini compresi, con l'assegnazione di una pensione. C'è stata una decisa presa di posizione dell'Anpi accompagnata da quella di eminenti personalità, tra i primi sempre i presidenti Ciampi e Scalfaro. Sono andata a rileggere le motivazioni per cui i partigiani erano stati riconosciuti “forze armate” nel 1958: “ Il Corpo Volontari della Libertà è riconosciuto ad ogni effetto di legge come corpo militare organizzato e inquadrato nelle forze armate dello Stato, per l'attività svolta fino all'insediamento del governo militare alleato nelle singole località”.
E provo ad esprimere i “meriti” dei repubblichini di Salò: aver cercato di impedire la liberazione dell'Italia e l'avvento della democrazia collaborando coi nazisti cacciando e uccidendo i partigiani e inviando gli ebrei nei campi di sterminio. La riconciliazione di una Paese non passa attraverso il livellamento della memoria.
A questo proposito un fatto curioso, per fortuna non sconvolgente come la suddetta proposta di legge. A Roma il 20 settembre scorso, durante la celebrazione della presa di Roma, un generale dell'esercito italiano ha ricordato, leggendone i nomi, i 19 soldati dell'esercito del papa caduti in difesa della città, tacendo sui 49 caduti italiani. Lo storico Giovanni Sabbatucci si è chiesto se d'ora in avanti il 4 novembre saranno ricordati i caduti delle truppe austroungariche a Vittorio Veneto. E i caduti dell'esercito borbonico per difendere Napoli e la Sicilia? Il 20 settembre il gen. Antonio Tore ha creduto di interpretare lo spirito di marmellata dei nostri tempi rendendo omaggio alle buone ragioni che dovevano pur esserci in fondo al cuore di ciascuno, quali che fossero la causa e la bandiera per cui combatteva; si è voluto cioè uniformare alla logica bipartisan, la stessa per cui il nostro sindaco lo scorso 4 novembre non si è recato al campo dei partigiani, cosa che tutti i sindaci avevano fatto, lui compreso, per 68 anni. “Per non giudicare i morti” ha detto. Ma il 4 novembre non è il giorno dei morti, è la festa delle forze armate, e alla liberazione e alla democrazia ci hanno portato queste forze armate, cioè l'esercito partigiano.

Per quanto riguarda il Giorno della Memoria, il Gruppo Manifestazioni Civili creato dall'amministrazione comunale, composto da 27 persone di cui 6 del Comitato Unitario Antifascista, ha preparato un programma di eventi che potete trovare qui sul tavolo. Le celebrazioni del Giorno del Ricordo 10 febbraio sono state invece affidate dall'amministrazione, senza discussione, all'ADES (Associazione Amici e Discendenti degli Esuli Giuliani, Istriani, Fiumani, Dalmati), che ha preparato un programma non condiviso da Anpi, Aned e Anei soprattutto per quanto riguarda un opuscolo da distribuire alle scuole, secondo noi poco obiettivo e carente dal punto di vista storico.

Ultimo argomento, ma non meno importante.
Il Consiglio Nazionale di Cervia, oltre ad arricchire le due commissioni che seguono le questioni istituzionali e la valorizzazione della memoria della Resistenza, ha deciso di costituire due osservatori: uno per la difesa della Costituzione, l'altro per la fruizione e la difesa dei diritti umani, della pace, del disarmo e della fratellanza tra i popoli. Come non pensare subito a Palestina e Israele? Speriamo che la fragile tregua regga fino alla soluzione di un conflitto troppo lungo e sanguinoso, a cui le potenze mondiali non hanno incredibilmente ancora saputo porre termine. Ci ha colpito, in questa ultima tragica occasione, la sproporzione dei mezzi usati dalle due parti con la carneficina di civili a Gaza. Ma ricordiamo che il criticare l'etica di Israele non vuol dire essere antisemiti come dimostrano di essere i facinorosi ignoranti, ma come anche sostengono intellettuali di alto livello, altrimenti sarebbero antisemiti molti israeliani e moltissimi ebrei nel mondo.


Rosella Stucchi


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  24 gennaio 2009